Museo della Grande Guerra 1914 - 1918, Passo Fedaia
Dopo esserne stato geloso custode per quasi un secolo, il ghiacciaio della Marmolada, subendo un forte regresso, ha restituito poco alla volta le tristi testimonianze appartenute a quei combattenti.
Dopo esserne stato geloso custode per quasi un secolo, il ghiacciaio della Marmolada, subendo un forte regresso, ha restituito poco alla volta le tristi testimonianze appartenute a quei combattenti.
Da anni i De Bernardin, collezionano con passione tali reperti, in buona parte raccolti direttamente sulla montagna. Nel 1997 hanno dato vita ad un’interessante mostra privata, oggi vero e proprio museo, facilmente raggiungibile con l’auto e visitabile dalla fine di maggio alla prima settimana di ottobre. A disposizione dei visitatori anche un fornitissimo book shop, uno schermo per la visione di filmati originali d’epoca e un accogliente bar.
La Guerra 1915/1917 sulla Marmolada
Dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria (23 maggio del 1915), iniziarono da subito le ostilità. Anche su buona parte delle Dolomiti furono approntate trincee, scavate gallerie, occupate quote fino ad allora impensabili per delle manovre militari e i colpi dei cannoni e dei fucili riecheggiarono per 30 lunghissimi mesi.
La Marmolada divenne il più alto campo di battaglia dell’intero fronte dolomitico ed uno dei più alti di tutta la Grande Guerra e di tutti i tempi.
Essa non si dimostrò clemente con chi la assaliva e disturbava e soprattutto in inverno, procurò ai poveri soldati immense difficoltà e tribolazioni.
Dal novembre del 1917 il fronte si spostò dalle Dolomiti al Piave e il silenzio tornò finalmente a regnare su queste meravigliose montagne.
La “Città di ghiaccio” austro-ungarica sulla Marmolada.
Imponente complesso di gallerie scavate nel ghiaccio con depositi, cucine, dormitori per uno sviluppo complessivo di 12 Km che interessava buona parte del ghiacciaio.
Nelle sue baracche essa riusciva ad alloggiare fino a 300 uomini, per un certo periodo addirittura illuminati dalla corrente elettrica proveniente da Canazei. I viveri venivano invece conservati senza problemi in ghiacciaie scavate appositamente e l’acqua era fornita dal semplice scioglimento delle nevi.
La vita sotto il ghiaccio permetteva di evitare le rigidissime temperature esterne che a queste quote, possono raggiungere anche i 30 gradi sotto lo zero; nelle gallerie di ghiaccio la temperatura rimaneva invece costante vicina agli zero gradi, sia in inverno che d’estate. Non tutto era però positivo: ad esempio, nonostante fosse collegata con l’esterno da un ingegnoso sistema di ventilazione, il fumo delle stufe nelle baracche spesso faticava ad uscire dai camini, rendendo l’aria quasi irrespirabile; anche la grande umidità, soprattutto d’estate, rendeva malsana la vita dei soldati, a profondità che raggiungevano anche i 50 metri.
Baraccamenti e gallerie dovevano anche essere continuamente modificati a causa del movimento lento ma incessante del ghiacciaio che le stritolava come in una potentissima morsa e, per questo, essa scomparve definitivamente pochi anni dopo.
Questo museo fanno parte della Rete Trentino Grande Guerra che promuove la collaborazione tra quanti coltivano la passione per la storia e la memoria di quelle vicende.