I Thun e la musica
Il fondo musicale dei conti Thun
Nei confronti della musica i Thun, al pari di tante famiglie nobiliari, hanno interpretato il doppio ruolo di mecenati e di dilettanti. Nel corso dei secoli hanno accolto e finanziato maestri ed esecutori di vario livello educando i propri figli al suono degli strumenti più alla moda (cembalo, pianoforte, flauto, violino). Un’attività che si intensifica parallelamente al loro inserimento sempre più marcato dalle valli alla città, dal Trentino all’Europa, dal Rinascimento all’Ottocento. Assente uno spirito collezionistico il fondo musicale oggi conservato è testimone in maniera quasi esclusiva di partiture d’uso, lette quotidianamente dai vari componenti la famiglia. Fra queste figura un apprezzabile numero di opere specificamente dedicate da alcuni compositori ai singoli componenti il casato soprattutto lungo l’Ottocento, manoscritti originale in copia unica. Magnifica eccezione è un Album di Raimondina Thurn-Hofer e Valsassina (moglie di Matteo II Thun), scrigno prezioso di autografi ottocenteschi firmati da Bellini, Donizetti, Mercadante…
Il carattere ‘funzionale’, ‘pratico’ del fondo – legato quindi alle leggi transitorie della moda, del senso estetico – ha causato la scomparsa delle musiche del Rinascimento e del Barocco (quelle collegate a liuti, spinette, traversieri, polifonie) con la presumibile eccezione del quattrocentesco Ms. 1947 donato probabilmente da Matteo Thun alla Biblioteca comunale di Trento nel 1859.
Il fondo musicale dei conti Thun – costituito da circa trecento unità catalografiche equamente divise fra manoscritti e stampe –, con il suo forte carattere di omogeneità, è una inestimabile testimonianza delle pratiche e dei gusti musicali di una nobile famiglia ritratta fra la fine del Settecento e l’inizio del Novecento.
06/11/2018