La famiglia Thun
di Castel Thun
Le origini vanno collocate intorno al secolo XII: signori di Tono o de castro Thoni (poi, alla tedesca, Thun) ricevettero dal principe vescovo di Trento l'investitura della Rocca di Belvesino, a nord di Vigo di Ton. La famiglia si caratterizza ben presto come un lignaggio consortile che associa vari rami residenti in diversi castelli della val di Non.
Nel corso del tempo i Thun accumulano e fanno crescere con accortezza una ricchezza sia fondiaria sia finanziaria. Sono vicini ai conti del Tirolo ai quali prestano denaro: nasce da qui una naturale vicinanza, anche e soprattutto politica, che dall’inizio del Quattrocento in poi non sarà mai messa in discussione.
I Thun furono titolari di varie giurisdizioni signorili, alle quali sommarono impegni amministrativi sia in ambito vescovile (capitanerie nella valli di Non e di Sole) sia in ambito tirolese.
Nel corso del Quattrocento aumentarono il loro protagonismo assumendo anche servizi presso la corte arciducale.
Tra il XIV e il XV secolo vennero in possesso dei castelli e dei feudi limitrofi a Castel Thun, lungo la riva sinistra del Noce, insediandosi anche a Trento, in contrada Larga.
Dal Quattrocento, mediante l'acquisto del castello di Königsberg, poterono fregiarsi del titolo di conti e ottenere l'iscrizione alla matricola tirolese. A questo aggiunsero il titolo di coppieri ereditari del principe vescovo di Trento e Bressanone.
La progressiva e rapida ascesa della famiglia si consolida con Sigismondo (1467-1569), oratore imperiale al Concilio di Trento, che proietterà la famiglia da una dimensione provinciale nell'élite della burocrazia imperiale e in un ruolo di grande potere nella Reichskirche.
Numerosi furono infatti i Thun esponenti di spicco della chiesa imperiale sia come vescovi sia come canonici dei capitoli delle cattedrali di Trento, Bressanone e Salisburgo. I rappresentanti della famiglia Thun saliti sulla cattedra di S. Vigilio furono: Sigismondo Alfonso (principe vescovo di Trento dal 1668 al 1677), Domenico Antonio (dal 1730 al 1758), Pietro Vigilio (dal 1776 al 1800), ultimo vescovo di Trento a rivestire la dignità di principe e infine Emanuele Maria del ramo dei Thun di Castel Bragher (1800-1818).
Nel corso del secolo XIX iniziò il declino della famiglia che pure conobbe ancora fama e prestigio grazie a Matteo II (1812-1892), aristocratico di simpatie mazziniane, mecenate e raffinato bibliofilo, che avviò inesorabili e dolorose alienazioni: nel 1873 vendette al Comune di Trento il palazzo di via Belenzani, dimora cittadina della famiglia mentre tra il 1878 e il 1879 alienò parte dell’archivio di famiglia al ramo boemo dei Thun che nel 1926 acquistò anche Castel Thun in val di Non. L’ultimo Thun che lo abitò fu Zdenko Franz Thun Hohenstein (1901–1982) che nel 1982 vendette il maniero a Giuseppe Borga e alla sorella Elody moglie del conte Martini.
Nel 1992 il complesso fu acquisito dalla Provincia autonoma di Trento, che ha provveduto a una lunga stagione di restauri e alla sua apertura al pubblico nell'aprile 2010.
06/11/2018