Palazzo Lodron Bavaria

[ Chiara Tomasoni ©]

Questa residenza fortificata fu ricostruita da Ludovico II Lodron, combattente a Lepanto (1571), il cui nome appare sul barbacane e sulla facciata con quello della moglie Beatrice accanto alle date 1585 e 1594. Fu sede del dazio, come ricordava la scritta “Qui si paga il dazio”, posta accanto allo stemma di famiglia al di sopra della porta della superstite cinta muraria. Qui i conti raccoglievano i tributi per il passaggio delle merci tra la contea dei Lodron e la confinante Repubblica di Venezia. Perciò era detto casa della Muta o del Dazio.

È un edificio a due piani, a base quadrata, sovrastato da quattro comignoli a cupola, ognuno culminante con una bandierina triangolare di metallo. Gli angoli, arricchiti da pietre sovrapposte in granito, forniscono un bel contrasto con la smaltatura dell’edificio. A ovest e a est si dipartono i resti delle mura merlate che un tempo molto probabilmente abbracciavano con un ampio giro il palazzo e l'area prospiciente.

Sul lato sud si apre un portico dalle volte a crociera sorretto da colonne tutte uguali. Le finestre sono munite d’imposte rosse attraversate nel mezzo da una striscia bianca orizzontale.

È citato per la prima volta in un documento del 1498. In documenti successivi è indicato anche come sede del giudizio. Dopo la decapitazione di Marco di Caderzone, un bastardo dei Lodron, vi si rifugiano i congiurati che con lui avevano tramato contro il Principato di Trento. Nel 1554 fu assaltato dagli uomini di Bagolino che uccisero due conti e ne fecero prigioniero un terzo. Fu la dimora degli ultimi Lodron vissuti in Valle del Chiese, figli del conte Ernesto e della contessa Edvige Khuen Belasi: Filiberta, Adriana, Urbano, Diego, Gastone e Dalila. L’ultimo di loro, il buono ed eccentrico Gastone, morì nel 1967 nella villa di Fontanasanta, sulla collina di Trento.

Oggi il palazzo è proprietà delle famiglie Zanetti di Lodrone che lo acquistarono dagli eredi dei conti nel 1967-68 assieme alla campagna circostante.

Testi elaborati dall'associazione Il Chiese.